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La medicina attuale ha finito per travisare completamente il significato di tutti i sintomi che l’organismo manifesta durante qualunque malattia. L’ infiammazione è il processo con cui l’organismo “ripara” la lesione in atto.
Quando prendi un antinfiammatorio, soffochi la risposta naturale dell’organismo, e ciò sembra essere la causa del continuo ed evidente aumento delle malattie croniche e/o degenerative. In pratica, inibendo la naturale risposta di difesa dell’organismo agli stimoli morbosi, ne impediamo l’eliminazione e costringiamo il sistema di difesa ad elaborare un nuovo equilibrio, con un aumento delle patologie croniche e degenerative.
Una metafora: l’eliminazione dei rifiuti di una città avviene nell’inceneritore. Quest’ultimo, emette fumo, calore, rumori ed emissioni moleste, con evidenti disagi. Allo stesso modo, l’infiammazione provoca dolore, malessere e disagio. Ma se li “spegniamo”, pensiamo veramente di aver fatto la cosa migliore?
Così come spegnendo l’inceneritore lasceremo i rifiuti in città ad inquinare l’ambiente, allo stesso modo, spegnendo l’infiammazione con i farmaci, lasceremo tossine nocive all’interno dell’organismo.
La situazione è ancora peggiore se lo stimolo patologico permane, in quanto costringe l’organismo ad un processo infiammatorio cronico. Processo invalidante e doloroso ma efficace (se i rifiuti continuano ad essere prodotti, l’inceneritore sarà costretto, ovviamente, a lavorare continuamente).
L’antinfiammatorio dovrebbe essere il farmaco d’elezione esclusivamente per i casi nei quali non è possibile rimuovere la causa dell’infiammazione o quando questa sia ignota e non identificabile.
Le intolleranze alimentari provocano, quale risposta dell’organismo, proprio fenomeni infiammatori e/o aumento delle secrezioni ed escrezioni. Non è difficile accorgersi che i due meccanismi citati sono proprio quelli che l’organismo possiede per difendersi da sostanze che riconosce come tossiche: espellendole, con secrezioni ed escrezioni, o “bruciandole” con un processo infiammatorio.
Tali fenomeni possono colpire qualsiasi organo, in quanto ciascun individuo ha una sensibilità diversa. Vedremo, quindi, cani e gatti colpiti (quasi sempre cronicamente) da otite, congiuntivite, dermatite, gastroenterite, cistite, nefrite, artrite ecc.
Un alimento cui l’organismo è intollerante provocherà un processo infiammatorio acuto ogni volta che tale alimento viene ingerito. Se l’alimento fa parte dell’alimentazione quotidiana, il processo infiammatorio diverrà per forza di cose cronico. Se non si toglie la causa, non si può eliminare l’effetto.
L’antinfiammatorio dovrebbe essere il farmaco d’elezione esclusivamente per i casi nei quali non è possibile rimuovere la causa dell’infiammazione, quando il fenomeno infiammatorio provoca uno stato di vita troppo invalidante, quando la malattia sia su base autoimmune o quando la causa sia ignota e non identificabile.
Poiché, fortunatamente, la maggior parte dei processi infiammatori che attualmente colpiscono il cane e il gatto sono causati da intolleranza alimentare, eliminando dalla dieta l’alimento o gli alimenti “nocivi”, sarà possibile evitare l’uso degli antinfiammatori in quanto il processo infiammatorio regredirà spontaneamente e velocemente.
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